La parola. Ora solo quella ci salva. Come testimonianza, come carezza, come monito. La aspetto, la offro. Non c’è altro in questa inquietudine quotidiana, in questa notte, in questa burrasca, perché “lì dove c’è il pericolo cresce anche ciò che salva”.
E la parola forse ancora ci salva, ci salva dalla quotidiana paura, dal "silenzio di cosa" a cui ci stiamo abituando, dal muto arrovellarsi del pensiero tra angoscia e speranza, come una zattera, come un relitto, come un fiore.
16.04.2020 h. 23:57
Un’altra giornata trascorsa dietro uno schermo. Dietro o davanti? Mi confondo. Mi sembra di essere parte del computer e che essere davanti allo schermo equivalga ad essere dietro uno specchio da cui vedo la mia stanza, il mio viso, la mia vita.
Mi sembra di essere un cavo elettrico, un contenitore vuoto, un connettore di niente, perso dietro le parole che scorrono, lanciate nel web, abbandonate alla deriva. È un naufragio?
La notte mi alzo tre, quattro volte e giro per casa come un sonnambulo, toccando le cose, caso mai sparissero davanti ai miei occhi, caso mai non fossi io quello che cammina, ma un altro da me, un me esterno che mi guarda camminare, toccare. O forse sono gli oggetti che mi guardano, che mi toccano.
E domani? Oggi?
17.04.2020 h. 17:30
16.04.2020 h. 23:57
Un’altra giornata trascorsa dietro uno schermo. Dietro o davanti? Mi confondo. Mi sembra di essere parte del computer e che essere davanti allo schermo equivalga ad essere dietro uno specchio da cui vedo la mia stanza, il mio viso, la mia vita.
Mi sembra di essere un cavo elettrico, un contenitore vuoto, un connettore di niente, perso dietro le parole che scorrono, lanciate nel web, abbandonate alla deriva. È un naufragio?
La notte mi alzo tre, quattro volte e giro per casa come un sonnambulo, toccando le cose, caso mai sparissero davanti ai miei occhi, caso mai non fossi io quello che cammina, ma un altro da me, un me esterno che mi guarda camminare, toccare. O forse sono gli oggetti che mi guardano, che mi toccano.
E domani? Oggi?
17.04.2020 h. 17:30
Che uomini saremo? Non intendo da un punto di vista fisico (io certamente con barba e capelli incolti e qualche chilo in più) ma nel nostro intimo, nel nostro cuore. Ci avrà insegnato qualcosa questo tempo lento? A me avrà insegnato qualcosa? Saprò essere più gentile con le donne e gli uomini che mi circondano, con le piante, con la terra che calpesto, gli alberi? Saprò rendere naturale il tecnologico di questi giorni, le vicinitudini, le parole, gli sguardi? Saprò dare importanza alle cose, ai giorni, alla famiglia? Saprò vivere un tempo diverso, fatto di lentezza, di attenzione, di amore?
18.04.2020 h. 20:05
Storie da un altro tempo.
Arrivano memorie da un altro tempo, immagini sfocate, smarrite, suoni che ascolta un altro me.
Aspetto, trattengo il fiato, teso all'ascolto.
Cosa aspetto? Lo squarcio? Sono immagini di un altro tempo, le prove alla sala Assoli, i lunghi pomeriggi a scrivere e immaginare la messa in scena di quello studio, i versi da estrarre e da ricombinare con altre letture, l'idea del mondo da cambiare. Ma il ronzio che avverto è solo il cd che cerca la canzone che voglio ascoltare, non è il sangue che picchia nelle vene.
Cosa aspetto? Lo squarcio? Sono immagini di un altro tempo, le prove alla sala Assoli, i lunghi pomeriggi a scrivere e immaginare la messa in scena di quello studio, i versi da estrarre e da ricombinare con altre letture, l'idea del mondo da cambiare. Ma il ronzio che avverto è solo il cd che cerca la canzone che voglio ascoltare, non è il sangue che picchia nelle vene.
Chissà poi perché arrivano così quelle parole dimenticate, perché qui, perché ora.
Io sono qui. Sono venuto a suonare, sono venuto ad amare e di nascosto a danzare.
La verde Milonga mi inquieta, mi riporta immagini del passato, il viaggio con Giulio in Puglia, le lunghe chiacchierate nelle sere estive ad inseguire sogni e parole, fino ai laghi bianchi del silenzio.
E poi e poi. L'ultimo valzer, questo valzer, i dimenticati e i sopravvissuti, e anche noi nel vento, con quell'albero che si stagliava nella pioggia e tu e tu... Ma è che a volte la memoria confonde visi e giorni. Così anche noi. Così anche quest'oggi lo sarà, domani. Domani, per fortuna domani.
(Testi pubblicati, con modifiche, su Cronache di una pandemia, in Totem magazine, https://www.totemmagazine.it/)
Io sono qui. Sono venuto a suonare, sono venuto ad amare e di nascosto a danzare.
La verde Milonga mi inquieta, mi riporta immagini del passato, il viaggio con Giulio in Puglia, le lunghe chiacchierate nelle sere estive ad inseguire sogni e parole, fino ai laghi bianchi del silenzio.
E poi e poi. L'ultimo valzer, questo valzer, i dimenticati e i sopravvissuti, e anche noi nel vento, con quell'albero che si stagliava nella pioggia e tu e tu... Ma è che a volte la memoria confonde visi e giorni. Così anche noi. Così anche quest'oggi lo sarà, domani. Domani, per fortuna domani.
(Testi pubblicati, con modifiche, su Cronache di una pandemia, in Totem magazine, https://www.totemmagazine.it/)




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