Città di plastica.
Il vento spazza le vie, scorre l'acqua nei canali, la gente va ignara, aspetta in fila di prendere il suo cestino, un cornetto, un panino. Rifiuti per le strade del centro, il sabato sera uguale in ogni città del mondo. Pruderie e sfacciataggine nel De Walle, ragazze in vendita nelle vetrine. Silenzio lontano dai luoghi dello shopping, solo il vento, il cadere di foglie, l'acqua che scorre, traffico lontano.
Città d'acqua.
Pronta a crollare sulle sue dighe, i suoi battelli, le sue certezze. Le facciate dei palazzi, il finto gotico, le bici, l'odore di fumo tra i giovani svagati, svogliati, la "meglio gioventù" perduta in questo lieve, dolce far niente. E tutto scorre via.
Città di ponti.
Le mille culture che si incontrano, olandesi biondi, asiatici, neri, i turisti inglesi, francesi, spagnoli, italiani, che girano spendendo quel che hanno e quello ce non hanno. E su tutto questo vuoto che assale, l'accidia, l'accidia. E il sole non riscalda.
Città di carta.
Città di turisti e souvenir, alberghi e caffè, dove i giovani cercano lo sballo di una sera, l'erba venduta come libertà, nessun divieto, spacciata come massima apertura all'uomo, ma è solo un altro inganno del decadente Occidente che mostra di se stesso la facciata liberal, non libera, quella del consumo, del denaro, dello sballo.
Il viaggio.
Trovare la ragione del viaggio. In cosa? Padre che accompagna il figlio alla maggiore età, padre-amico, padre-padrone, padre e figlio, senza tempo, senza idee. Do you see me? Mi vedi? I am here. Io che non so parlare inglese, io che mi vergogno del nulla che so dire, yes, thank you, one, this, only this one. Ammutolito tra le vie del centro, tra italiani che parlano di moda e tulipani, fumo e cheese, nei musei dell'orrore e della pazzia, negli sguardi di un altro selfie, un'altra foto ancora, in cui tu non ci sei, non ci sei mai, nemmeno in quest'urlo che resta nello stomaco e brucia, negli occhi chiusi, nel niente di questa città, nel niente di te.
(30 ottobre - 2 novembre 2021)