lunedì 8 novembre 2021

I am aster-dam

 



Città di plastica.

Il vento spazza le vie, scorre l'acqua nei canali, la gente va ignara, aspetta in fila di prendere il suo cestino, un cornetto, un panino. Rifiuti per le strade del centro, il sabato sera uguale in ogni città del mondo. Pruderie e sfacciataggine nel De Walle, ragazze in vendita nelle vetrine. Silenzio lontano dai luoghi dello shopping, solo il vento, il cadere di foglie, l'acqua che scorre, traffico lontano.

Città d'acqua.

Pronta a crollare sulle sue dighe, i suoi battelli, le sue certezze. Le facciate dei palazzi, il finto gotico, le bici, l'odore di fumo tra i giovani svagati, svogliati, la "meglio gioventù" perduta in questo lieve, dolce far niente. E tutto scorre via.

Città di ponti.

Le mille culture che si incontrano, olandesi biondi, asiatici, neri, i turisti inglesi, francesi, spagnoli, italiani, che girano spendendo quel che hanno e quello ce non hanno. E su tutto questo vuoto che assale, l'accidia, l'accidia. E il sole non riscalda.

Città di carta.

Città di turisti e souvenir, alberghi e caffè, dove i giovani cercano lo sballo di una sera, l'erba venduta come libertà, nessun divieto, spacciata come massima apertura all'uomo, ma è solo un altro inganno del decadente Occidente che mostra di se stesso la facciata liberal, non libera, quella del consumo, del denaro, dello sballo.

Il viaggio.

Trovare la ragione del viaggio. In cosa? Padre che accompagna il figlio alla maggiore età, padre-amico, padre-padrone, padre e figlio, senza tempo, senza idee. Do you see me? Mi vedi? I am here. Io che non so parlare inglese, io che mi vergogno del nulla che so dire, yes, thank you, one, this, only this one. Ammutolito tra le vie del centro, tra italiani che parlano di moda e tulipani, fumo e cheese, nei musei dell'orrore e della pazzia, negli sguardi di un altro selfie, un'altra foto ancora, in cui tu non ci sei, non ci sei mai, nemmeno in quest'urlo che resta nello stomaco e brucia, negli occhi chiusi, nel niente di questa città, nel niente di te.


(30 ottobre - 2 novembre 2021)

Father and sons


 

1) Come sono crudeli i figli

che ti tolgono tutto, il sonno

e la risata, l'amore e la passione,

tutto si prendono, la tua carne

e il cuore, mai paghi, sempre affamati,

riconoscenti no, vanno senza parole,

se non quelle che ti lacerano,

quelle della tua impotenza,

del tuo dolore.


2) Quando li senti non più tuoi,

ma figli di qualcun altro, così,

di qualcos'altro, di un amico,

un'idea, una rabbia violenta

che gli fa dire "ti odio", gli fa dire

"hai sbagliato", e tu lo sai,

sì, lo sai, che è così, che hai sbagliato,

tutto, che devi dare un taglio,

che quell'affetto, quell'abbraccio,

la mano, non torneranno più.


3) Ma ci sono poi mai stati?

O era tutto finto, un inganno?

Il mondo. Un abisso.

Devo accettare che i miei figli

non mi amino, devo accettarlo,

il fallimento...


4) Padre, padre, padre.

Lo sapevi tu, padre, questo sentimento

quando mi guardavi,

quando non ti parlavo,

lo sapevi tu, padre, questo squarcio

che non si ricompone, questo orrore

di me con me, questo cupo, cupo

mormorare "padre, padre, padre...".

Padre di chi? Padre di cosa?


5) I giorni passano uguali,

non si placa l'ansia, nemmeno la notte

quando ti alzi a spiare nella stanza,

ascoltare i respiri, i movimenti, a cercare...

Passerà mai? Passerà la morsa,

il tremore da burrasca nei giorni che verranno?

Ne rideremo? Cambierà mai il groppo?

Il cielo è azzurro, il cielo è nero.

Nulla cambia tra i pensieri, nero

di nubi si affolla. Che non diventi quotidiano,

che non diventi la tua vita, che non...

Sento, forte, l'incrinatura del vetro,

ogni giorno, ogni giorno.


6) I ragni nel buio della testa

nell'oscurità del cuore, tessono tele,

senza parole. «Prendi in mano

la TUA vita», gli dico, gli grido...

E intanto prosegue il quotidiano,

il sorriso, l'impegno del fare,

ma fa male, sì fa male male

questo strappo nella carne,

è divisa la mente, un chicco

di grano marcito il cuore.


7) Ma forse no, forse forse sono io,

non sei tu, sono io lo sbaglio,

ma è un oltraggio, lo sai,

quel tuo silenzio, l'umore,

il restare distante, il disamore.

Ma forse, forse sono io, l'errore.


8) Non serve dire che cambia mentre 

scivolo lento nel tremore di non farcela,

la paura per te di domani, la paura

dell'oggi, greve, nera, fatale,

nel timore che mi prende qui, nello stomaco,

che stringe qui, nelle ciglia, le lacrime

che spingono ma non vogliono uscire.


9) Siedo. Accanto. Aspetto, Veglio.

Ma non so se basta, figlio, questo

mio stare, il vagare col pensiero

a te che leggi, ti immergi e non risali,

ti perdi nei tuoi pensieri, assente.

Siedo. Aspetto. Mi perdo.


10) L'odio, l'odio di te per me,

di me per lui, la vergogna,

farsi piccoli, sentirsi inutili con te,

chiuso nella stanza, assente,

distante, mentre passa un altro giorno,

un altro giorno senza...


(marzo 2021)