Premessa
Ci
sono alcuni valori a cui non verrei mai meno: sì, lo so, alcuni
hanno cambiato natura, si sono trasformati con l’età, da certezze
assolute si sono fatti sfrangiati, nebulosi, disomogenei. La zona di
contrasto è diventata più sfumata, sono giunto a dei compromessi.
Ma alcuni
valori no, non li ho mai barattati per un pezzo di pane, anche quando
avevo fame, ed è di questo, oggi, che ti volevo parlare.
1.
Ci
sono giorni che mi sveglio con l’angoscia di aver dimenticato
qualcosa di importante da fare, da dire… Non so se hai presente,
quelle mattine in cui, alzandoti, ti rendi conto di aver sprecato il
giorno precedente, di avere rincorso inutilmente un pensiero. Troppo
altro si affastella intorno, un mondo urge a cui non sai dare più
risposte, se mai le hai sapute dare.
2.
In
queste notti mi sveglio presto: ascolto i rumori della natura,
osservo le nuvole rare nel cielo, il farsi del giorno. È qualcosa
che avevo dimenticato, l’ascolto. Fermarsi ed aspettare che
qualcosa accada intorno a te, il miracolo dell’improvviso silenzio
in quell’ora che non è più notte e non è ancora giorno, quando,
d’incanto, anche gli animali tacciono.
Lo
so, è privilegio raro, e anche tu l’hai vissuto, in campagna, in
quei posti solitari dove ancora c’è silenzio. Eppure, te lo giuro,
di questi momenti ne ho vissuti anche a Napoli, nei giorni del mio
primo anno di Università, ad Ingegneria, quando mi capitava di
fermarmi a guardare il mare a Mergellina o spostandomi lento verso
piazza Vittoria.
È
condizione dell’animo, non dipende da fuori, è fare silenzio in te
per ascoltare il mondo.
3.
Ma
può bastare? Ce lo siamo già chiesti col Titanic (ricordi?) ed io
non ho smesso di interrogarmi. Può bastare opporre il silenzio al
frastuono e al caos? Può bastare l’andare lenti in un mondo che ha
fretta? Non ci urge, ancora, di nuovo, dentro, come una bestemmia, un
urlo lacerante che non può, non deve rimanere silenzio?
È
questa la domanda che non trova risposta: come coniugare un’azione
non indifferente alla necessità del silenzio?
4.
Per
diverse notti sogno gli amici, quei pochi cari amici, da soli o
insieme. Sono sogni dolci in cui l’amicizia dà il senso ad una
vita. Mi risveglio appagato, in pace col mondo.
Esserci.
Quando si è richiesti. Quando non ci si sente da tanto. Un
abbraccio, lo sai, dopo mesi, anni, può bastare ad annullare le
distanze, a dirci il sangue che pulsa nelle vene. Non ci sono addii,
solo arrivederci, anche se sappiamo che passerà del tempo, anche se
viviamo in luoghi diversi, distanti: «Vienimi a trovare».
Anche
se il quotidiano ci allontana, presi e persi nella storia che è la
vita: «Vienimi a trovare».
Oppure
no. Basta uno squillo, il sorriso non visto che immagino al telefono,
i tuoi occhi, il gesto nervoso della mano tra i capelli.
O
lettere da lontano in cui dirci, con un pugno di canzoni mandate a
raccontarci un mondo, una frase che illumina giorni e ci accompagna.
Non
ci sono addii, solo arrivederci, anche quando sappiamo che non ci
vedremo per lungo tempo. No, non è mai un addio.
«Vienimi
a trovare».
È
una frase che ripeto, è una frase che ripeti, e sappiamo, entrambi,
che non è di circostanza. So che è vera, che lo vuoi veramente.
Promessa
Ero
partito con una premessa che ora si fa promessa: la promessa è
l’alleanza tra uomo e uomo, tra me e te; la promessa è non
dimenticare, ricordare sempre tutto di noi; rendere viva, vera questa
nostra amicizia, questo tempo distante che si dipana tra noi e ci
allontana; la promessa è il silenzio e la domanda, è l’affetto
che ci lega, valore a cui non venire mai meno.