domenica 24 luglio 2022

Promemoria

 



Allargare lo sguardo
allarga anche il cuore?

Avvizzisce il cuore con l'età,
si restringe a scadenze, impegni, attività.
Non vedi oltre il luccichio
delle strade, dei negozi
tutti uguali ad ogni latitudine del mondo
(le scarpe, i cibi, i vestiti - tutto lo stesso).

Non senti più l'odore che porta il vento
dai campi, il calore del sole
al mattino sulla pelle, il fresco
dell'acqua salmastra negli occhi
(ma il vento scompiglia i capelli,
il sole non porta che caldo,
il sale non è che fastidio).

Non vedi più agli angoli lungo la strada 
i vinti, chi non ce l'ha fatta nella corsa
al progresso (avanti, sempre avanti,
fino al sol dell'avvenire...), le loro
buste sporche, i giacigli
rimediati col cartone (assale
un senso di nausea, di schifo).

Ascolta ancora:
il suono del filo d'erba.
Il silenzio di tuo figlio.
Il pianto di tua moglie.
Ascolta, ancora,
non chiudere gli occhi al sole,
non schermarli dietro occhiali
scuri (è nero intorno, come il cuore).

Ripeti ossessivo le parole, i nomi,
i volti, gli oggetti, quei residui
cari che ti fondano. Lo sai,
non scrivere più restringe la voce,
chiudere gli occhi è chiudere
il cuore. Guarda, ascolta, scrivi.

lunedì 11 luglio 2022

Io ricordo - fondamenta

 


Immagini, sensazioni, odori. Il vento che arriva dal mare tra i riccioli chiari. L'odore della salsedine, la luce bianca del sole. Possibile che anche questo ricordo sia fasullo? Il lungomare di Bari, i lampioni, il movimento lento del mare. Troppo piccolo per quel ricordo, è posticcio, creato dalle foto, quelle in bianco e nero in cui però puoi immaginare, in cui il sorriso che si intravede nel viso girato verso l'acqua  dà il senso del luogo, dell'emozione. Nient'altro.

Allora qual è il primo ricordo che ti fonda? Qual è quello che puoi dire con certezza che è tuo, senza foto, senza creazioni a posteriori dell'evento, in cui davvero ti riconosci? Ce n'è uno che mi accompagna da sempre e che è fissato così in profondità nella mia mente, che mi appartiene talmente da offuscare anche ricordi successivi. anch'essi forse importanti ma non tali da avere la forza dell'inizio, della pietra su cui si è edificata questa mia vita storta.

1970 o forse, più probabilmente, 1971. Sono seduto sul balcone, è un balcone stretto che dà su una strada non trafficata, a casa. Avrò tre, quattro anni? E' una giornata di sole, lo sento sulla pelle. Sto giocando con una pistola ad acqua, di quelle antiche, che facevano un spruzzo corto e che, per evitare che gocciolassero, avevano un piccolo tappo. La pistola è rossa. il tappo è grigio. Io sto giocando, seduto sul balcone. Ho tappato la pistola, ma voglio vedere cosa succede se tiro il grilletto. Sporgo il braccio fuori dalle sbarre. Premo il grilletto... Vedo lentamente il tappo saltare e cadere giù, perduto. Ecco. Questo è il ricordo. Il senso di perdita. L'impossibilità che l'oggetto, il gioco, potesse di nuovo tornare integro. Il vuoto, senza lacrime. La mancanza che mi accompagna ancora quando smarrisco qualcosa, quando qualcosa si rompe, qualunque cosa. Tutto nasce da lì, da quella perdita, da quel gioco da quel giorno abbandonato (ma sarà poi vero?) perché incompleto, inutile (non potevo più usarlo con l'acqua per via del gocciolamento prodotto). La pietra fondante di un carattere, la percezione di una perdita irrimediabile. Esagero, lo so.



Un altro ricordo è legato al primo arrivo a Benevento, 1970. In macchina, di notte. Via Giovanni de Nicastro. Come quando durante il viaggio ti svegli proprio al momento dell'arrivo, quando la strada non è più dritta ma è fatta di curve, rallentamenti, frenate. La caserma che si stagliava davanti ai miei occhi enorme, buia  Il senso di nuovo, di mistero che si apriva nella mente. Lo stupore degli alberi che si muovevano nel giardino a lato della caserma. Un nuovo inizio. Benevento per me è stato l'inizio di tutto, di tutti i miei ricordi, le amicizie, le scuole. Prima un vuoto, pochi ricordi ricreati dalle foto, da lì ha inizio un'altra vita.




Il tuo viso assente

 




Quel che ho visto scomparirà con me,

quel che resta è immagine fugace:

il dono del silenzio al mattino,

ciò che c'era e non è più,

ciò che brucia, ora, tutto.

Nemmeno il tuo ricordo resterà.

Svanire. Nell'essenza.

Svenire. Nell'assenza.