29.03.2020
Al di là della nebbia c'è il sole
h. 9:00
Capita spesso di sentire notizie di disastri e di morti: la guerra, la povertà, i terremoti in parti del mondo lontane. Ma solo quando ci toccano da vicino, quando sono qui, presenti, quei morti, ce ne accorgiamo. Leggo che abbiamo superato la soglia di 10.000 morti. E' un numero enorme, inimmaginabile. Riusciremo ad essere diversi, a sentire empatia per il mondo, a non dimenticare gli aiuti arrivati da Cina, Cuba, Albania?
h. 13:00
Oltre a tutto il resto ci si è messo anche il cambiamento di orario a fare di questa domenica un giorno falsato, fasullo, uguale a ieri nella quotidianità della casa (contatti con colleghi, alunni, cucina, parole...).
h. 15:00
Al di là della nebbia c'è il sole.
Mi resta nella mente questo endecasillabo, ultimo bagliore della mattina di ieri, quando sono andato in garage a prendere la salsa per la settimana. Ecco. Di tutto quello che faccio in questi giorni mi restano frammenti di paesaggio, una parola ascoltata, una musica, un viso che scompare.
h. 20:30
Cos'è che ci definisce in questi giorni, che svela il nostro "essere uomini" (la nostra essenza per dirla con Heidegger)?
Non so rispondere. Forse non c'è la risposta. O meglio, la risposta sta nella domanda stessa, nell'interrogarci, nell'inquietudine che ci coglie, nel sentimento di vicinanza anche nella lontananza, nel percorso che compiamo per cercare, domani, di essere migliori.
h. 21.40
Al di là della nebbia, oltre quella frattura
in cui tutto sembra scomparire, c'è il sole
30.03.2020 h. 19.54
La preoccupazione sta nella difficoltà che proverò, che proveranno i miei figli nel tornare alla normalità. Più passa il tempo e più mi sembra difficile una ripresa tranquilla, naturale, normale. Troppo tempo connessi, troppo tempo in videochiamate. Questo tempo che doveva essere "liberato" (dalla fretta, dal consumo, dedicato a noi stessi e alla nostra interiorità), si è trasformato invece in tempo "consumato" (dalla paura, dalla noia, dalla iperconnessione). Nulla è cambiato nelle nostre vite se perpetuiamo (nel chiuso della casa) quello che facevamo fuori, nel tempo libero delle nostre giornate, nel tempo libero dal lavoro ma legato a filo doppio al consumo e alla produzione.
Mi resta però ancora una canzone, per sognare un'altra libertà.
Provo altre modalità di incontro con gli alunni. Vicinitudini è una di queste, un racconto, un ascolto, un sorriso, tra musica, immagini e parole. Tra Schopenhauer e De Gregori, ebraismo e Dylan Thomas, Alda Merini e Astor Piazzolla, skateboard, quadri, panorami, Joe Cocker, cibi, Lou Reed, Ludovico Einaudi e Psychedeluc Furs passiamo un'ora raccontandoci questi giorni. Nell'attesa di incontrarci.
Sono uscito oggi dopo 4 giorni. Mi piace camminare sulla neve e vista la giornata ne ho approfittato per andare a fare la spesa. Quello che non pensavo di trovare era la tanta gente per strada. Intendiamoci, non una folla ma tantissime persone (dai 40 ai 70 anni) lungo via Pretoria, come se tutto fosse finito.
Io non so se sia finito, penso sia necessario un ultimo sforzo per evitare che la conta dei contagiati e dei morti salga, per evitare che lo sforzo prodotto fino ad oggi non sia servito a niente.
C'è un'altra ipotesi, certo: che tutta quella gente fosse uscita proprio in quel momento come me, per la spesa, la spazzatura, la neve.
h. 20:15
Oggi Vicinitudini è stato molto empatico. Non so se sia accaduto perché io ho letto un vecchio scritto che parlava di mio padre (oggi avrebbe compiuto 99 anni) o perché era diversa l'atmosfera, ma c'è stata una connessione, una sensibilità, una emozione diversa da ieri. Tutti hanno raccontato cose molto forti mettendo a nudo se stessi e la commozione è stata palese in tutti (anche in me). E' bello questo modo di incontrarci, ricrea connessioni che superano le paure e le distanze, che ci raccontano anche più di quanto accade a scuola. Forse la quarantena ha abbassato le difese, siamo più pronti all'incontro, alla vicinanza di chi sentiamo simile a noi nei sentimenti. Ma guardare i loro visi, anche nelle lacrime, mi dà grande gioia.
02.04.2020
20:45
Oggi niente da scrivere, niente da condividere, niente da raccontare. Le notizie che arrivano annullano tutto. Solo quello scritto di getto su facebook, senza nemmeno poterne parlare con un amico, con chi l'ha conosciuto bene, ma tenere tutto per sé, o gridarlo in quella piazza virtuale che sono i social.
Non ho altro: "E che dire quando senti certe notizie, quando la morte ti passa accanto a prendere un amico, un uomo che ha messo sempre la faccia in tutto ciò che ha fatto, portando avanti la sua idea di Potenza solidale, pulita, onesta... E non sono più numeri, sono volti, sono sorrisi che scompaiono. E non puoi dire nulla. Ciao Astronik".
(Testi pubblicati, con modifiche, su Cronache di una pandemia, in Totem magazine, https://www.totemmagazine.it/)