Anche oggi abbiamo dedicato il nostro tempo e il nostro impegno al parco di Montereale, come facciamo oramai da più di due anni. L'abbiamo fatto nel silenzio della città o con qualche manifestazione che riportasse l'interesse delle istituzioni sul nostro parco. Non siamo pagati per farlo. Non abbiamo bandiere politiche. Non abbiamo interessi di poltrone. Dedichiamo liberamente il tempo, rubato al riposo, alla cura di un luogo simbolo della città, un luogo che ci appartiene come cittadini, un luogo in cui i nostri figli giocano. Nessuno ci ha prescritto di farlo, nessuno ce lo ha imposto come obbligo. Lo facciamo volentieri, consapevoli del nostro ruolo di cittadini, padri, amici, mettendo quella passione che dovrebbe essere naturale nella cura dei beni comuni. Avremmo tranquillamente potuto disinteressarcene, passare le nostre domeniche in casa, passeggiando per via Pretoria, facendo gite fuori città. Abbiamo deciso di passare il nostro tempo in altro modo. Ne siamo felici. Non chiediamo premi. E neppure riconoscimento o apprezzamento. Lo facciamo anche per noi, perché questa città è nostra, anche mia, giunto qui da altri luoghi.
Me lo ricordo anche oggi tutto questo, quando dobbiamo svuotare i cestini stracolmi e puzzolenti del parco; me lo ripeto quando raccogliamo cacche di cane o quando le pestiamo; continuo a dirmelo quando raccogliamo l'immondizia dalle scarpate, i fazzoletti da terra, i mozziconi. E ancora lo dico quando, finalmente (perché è questo forse di cui alla fine ci dovremmo occupare), ci dedichiamo a recuperare scale sommerse da rovi e sporcizia, quando togliamo rami e piante secche (per evitare che poi in estate un mozzicone buttato distrattamente faccia un bel rogo...), e quando quei rami li bruciamo in sicurezza (siamo lì, siamo sempre lì, ci vedete?).
Io non lo so se diamo fastidio a qualcuno e non mi interessa. Personalmente continuerò ad essere amico di Montereale, ad essere un Paz, anche se dovessi andare da solo (ma so che non sarà mai così).