25.04.2020
h. 20:09
Mi ero svegliato con l'idea di questa giornata, di altri 25 aprile passati in piazza. Ma anche con la semplice idea della liberazione dal tecnologico per un giorno... Non ci sono riuscito, in breve riassorbito dalle tante, troppe cose da fare, immerso nel computer.
La giornata però ha mantenuto l'idea della liberazione, nei tanti messaggi che leggo, nelle tante immagini di un tempo passato eppure ancora vivo e necessario. Tra le tante faccio mio l'augurio di Hilde: «Che la forza che ha animato quei giovani Partigiani, possa essere, oggi, per ciascun individuo, fonte di ispirazione, coraggio e altruistica partecipazione alla vita democratica delle nostre comunità, in qualunque contesto storico ed economico e di fronte a qualsiasi difficoltà».
Gianni D'Elia, Memoria:«Andatelo a dire
ai caduti di ieri
che il loro morire
fu come le nevi...»
«No, i fuochi di un tempo
non trovano pace,
la cenere al vento
riscopre la brace...»
«Una cosa il giudizio,
un’altra la pietà,
lottare per la morte
o per la libertà...»
«L’unica dignità
della nostra storia
è la memoria
della verità...»
«Alla vecchia e alla nuova
Resistenza italiana,
contro l’odio che odia,
per l’amore che ama...»
«Andatelo a dire
ai caduti di ieri
che il loro morire
fu come le nevi...»
26.04.2020
h. 18:49
Ho fatto un patto con Michele: non ci tagliamo barba e capelli fino a fine quarantena. La barba l’ho sempre portata. Da quando è iniziata a crescere è diventata per me una sorta di protezione, di maschera con cui difendermi, nascondermi. Sono state rarissime le volte in cui l’ho tagliata completamente (dopo la nascita di Michele, ad esempio), il più delle volte la accorciavo soltanto, specie in estate. D’altra parte non mi so più vedere senza, è diventata espressione di me, anche se mi invecchia, anche se è diventata ormai bianca, come i capelli.
I figli adolescenti sono un cruccio non da poco in questa fase e mi chiedo se sarebbe stato così anche nella vita pre-quarantena. Francamente credo di sì, con aspetti probabilmente diversi, ma le preoccupazioni ci sarebbero state comunque, Il problema è che siamo genitori-insegnanti e quindi in qualche modo doppiamente preoccupati di ciò che fanno i nostri figli, dello spreco di tempo dietro i cellulari. Sono padre severo un po’ rammollito da questo tempo diverso. E poi mi sembra che se il primo e l’ultimo, per ragioni diverse, siano in grado di prendere le cose con il giusto giudizio e di lavorare opportunamente quando serve, anche guidati magari, il mediano ha un carattere diverso, silenzioso e apparentemente strafottente ai rimproveri, solitario e indolente. In parte mi rassomiglia nel suo fare parte per se stesso, senza curarsi degli altri, neanche dei fratelli che si alleano tra di loro. Nella solitudine che è ancor più evidente in questi giorni. Il cellulare, un libro, una stanza vuota è tutto quello che gli serve. Anch’io sono stato così, però ricordo pure la sofferenza di certi momenti, inevitabile certo, ma che vorrei gli fosse risparmiata visto che sono qui, che siamo qui. Ma lui non dice una parola.
Parlare. Pensare. Questo faccio in questi giorni, nient’altro. Spesso parole vuote, ma sempre facendo attenzione, perché “le parole sono tenere, intrattabili e vive”, sempre importanti. E allora? E allora quando parla di barba e di nascondimenti, di figli e di oggetti, di scuola e vicinanza non faccio altro che parlare di me e del mondo, di quello che sono e di quello che vorrei cambiare. Per me. Per i miei figli.
27.04.2020 h. 23:20
Possibile scrivere di un giorno in cui non succede niente? Pochi pensieri, nessuna uscita, tranquillità in casa (questa forse è già una notizia). Ma anche di questo sono fatti i giorni, di noia, attesa, pensieri in libertà aspettando la fase 2 con calma, senza la fretta di chi corre senza guardarsi intorno. Se c’è qualcosa che questa quarantena dovrebbe averci insegnato è proprio la lentezza di un tempo fatto di attenzione, di attenzioni.
28.04.2020 h. 23:30
Le parole ci accompagnano, sono il nostro pane. E con loro la memoria del passato e l'urgenza del presente. Le parole di oggi sono state "angoscia", "libertà", "valore", "natura", "tempo" in un intreccio di pensieri tra presente e futuro, infanzia ed affetti, desiderio ed abbracci mancati.
Mi affaccio al balcone e vedo mia moglie tornare stanca dalla spesa.
In casa litigo ferocemente con mio figlio.
L'ira si accumula, la trattengo a stento, la sento tramutarsi in fitte nello stomaco, in spossatezza, angoscia.
La verità, mi dico. Quale? Tutto relativizzato. Tutto banalizzato..Tutto oggettivo? La facciata dei dati classificata e inscatolata, pronta per essere digerita. L'affermazione e il suo contrario.
Ma il dolore? L'angoscia? La paura della ferita e dell'abbandono? Del buio e della morte? Al di là di tutto questo, facendo anche finta, aspettando che torni la voglia.
Ma passa per il buio senza paura...
Ho fatto un patto con Michele: non ci tagliamo barba e capelli fino a fine quarantena. La barba l’ho sempre portata. Da quando è iniziata a crescere è diventata per me una sorta di protezione, di maschera con cui difendermi, nascondermi. Sono state rarissime le volte in cui l’ho tagliata completamente (dopo la nascita di Michele, ad esempio), il più delle volte la accorciavo soltanto, specie in estate. D’altra parte non mi so più vedere senza, è diventata espressione di me, anche se mi invecchia, anche se è diventata ormai bianca, come i capelli.
I figli adolescenti sono un cruccio non da poco in questa fase e mi chiedo se sarebbe stato così anche nella vita pre-quarantena. Francamente credo di sì, con aspetti probabilmente diversi, ma le preoccupazioni ci sarebbero state comunque, Il problema è che siamo genitori-insegnanti e quindi in qualche modo doppiamente preoccupati di ciò che fanno i nostri figli, dello spreco di tempo dietro i cellulari. Sono padre severo un po’ rammollito da questo tempo diverso. E poi mi sembra che se il primo e l’ultimo, per ragioni diverse, siano in grado di prendere le cose con il giusto giudizio e di lavorare opportunamente quando serve, anche guidati magari, il mediano ha un carattere diverso, silenzioso e apparentemente strafottente ai rimproveri, solitario e indolente. In parte mi rassomiglia nel suo fare parte per se stesso, senza curarsi degli altri, neanche dei fratelli che si alleano tra di loro. Nella solitudine che è ancor più evidente in questi giorni. Il cellulare, un libro, una stanza vuota è tutto quello che gli serve. Anch’io sono stato così, però ricordo pure la sofferenza di certi momenti, inevitabile certo, ma che vorrei gli fosse risparmiata visto che sono qui, che siamo qui. Ma lui non dice una parola.
Parlare. Pensare. Questo faccio in questi giorni, nient’altro. Spesso parole vuote, ma sempre facendo attenzione, perché “le parole sono tenere, intrattabili e vive”, sempre importanti. E allora? E allora quando parla di barba e di nascondimenti, di figli e di oggetti, di scuola e vicinanza non faccio altro che parlare di me e del mondo, di quello che sono e di quello che vorrei cambiare. Per me. Per i miei figli.
27.04.2020 h. 23:20
Possibile scrivere di un giorno in cui non succede niente? Pochi pensieri, nessuna uscita, tranquillità in casa (questa forse è già una notizia). Ma anche di questo sono fatti i giorni, di noia, attesa, pensieri in libertà aspettando la fase 2 con calma, senza la fretta di chi corre senza guardarsi intorno. Se c’è qualcosa che questa quarantena dovrebbe averci insegnato è proprio la lentezza di un tempo fatto di attenzione, di attenzioni.
28.04.2020 h. 23:30
Le parole ci accompagnano, sono il nostro pane. E con loro la memoria del passato e l'urgenza del presente. Le parole di oggi sono state "angoscia", "libertà", "valore", "natura", "tempo" in un intreccio di pensieri tra presente e futuro, infanzia ed affetti, desiderio ed abbracci mancati.
Mi affaccio al balcone e vedo mia moglie tornare stanca dalla spesa.
In casa litigo ferocemente con mio figlio.
L'ira si accumula, la trattengo a stento, la sento tramutarsi in fitte nello stomaco, in spossatezza, angoscia.
La verità, mi dico. Quale? Tutto relativizzato. Tutto banalizzato..Tutto oggettivo? La facciata dei dati classificata e inscatolata, pronta per essere digerita. L'affermazione e il suo contrario.
Ma il dolore? L'angoscia? La paura della ferita e dell'abbandono? Del buio e della morte? Al di là di tutto questo, facendo anche finta, aspettando che torni la voglia.
Ma passa per il buio senza paura...
(Testi pubblicati, con modifiche, su Cronache di una pandemia, in Totem magazine, https://www.totemmagazine.it/)