venerdì 1 gennaio 2016

Confessioni allo specchio


Io confesso di tremare ancora per un volto tra la folla che riporta ricordi, confesso la mia memoria malata di nostalgia e paura. Oppure no, non confesso. Non confesso l’orrore di non saper leggere più i segni nel cielo e nel vento, no, non confesso la mancanza d’amore che è in me ed il vuoto, non confesso quell’orlo che non ha parapetto e su cui ogni tanto mi sporgo a guardare nello specchio del nulla, no... 
Io confesso che solo la parola mi salva, ma la parola non basta più a dire me stesso. Io confesso, come lama affilata ogni volta scendo più giù nel gorgo a scavare, e tagliuzzo parti di me che agli altri nascondo. Io confesso di aver assaporato il lato oscuro e di averne provato gioia anche se mi allontanava dal mondo, sì, confesso che solo negli altri ritrovo conforto, ed ogni contatto mancato o finito è una sconfitta.

Eppure ancora mi trovo al mattino disperante di sole che ancora ritorna e ridona una tregua.

Io confesso di non riuscire a fare a mano di pensare a qualcuno, qualcosa, confesso che invidio chi ha solo certezze perché il mio mondo si fonda sul dubbio, e rinasco ogni volta per il lieve sorriso di un viso. Ma ancora non confesso quel viso.
Il sassolino è diventato pietra d’inciampo su cui cado ogni volta e gli uncini a cui mi aggrappo non sono forti abbastanza se non per ferirmi le mani. Io confesso di aver dormito per terra per provarne l’ebbrezza e assaporare ‘tutto il midollo della vita’, e di aver vagabondato sotto lo pioggia aspettando un’alba che non arrivava mai, di aver provato sgomento per il silenzio improvviso quando appare la luce, di aver chiamato la morte tanto da averla sfiorata più volte e di aver pianto (è così difficile dirlo?) su una tomba, su un fiore, un tramonto, una stella, una nuvola...

Troppo spesso mi piace ascoltarmi ma solo se ascolto (il vento, un sogno, labbra, occhi) ritrovo ragioni. Confesso la mia inadeguatezza ed il bisogno... No, non confesso (lo specchio fa sempre più male).

Io confesso e non confesso, perché solo il silenzio mi salva, perché solo la parola è mia amica.

(Nel 1997, durante l'anno di servizio al Liceo Classico di Viggiano, realizzai con gli alunni un laboratorio teatrale che aveva come spunto di partenza Le menzogne della notte di Gesualdo Bufalino. Durante il laboratorio scrivemmo vari testi, sulla menzogna, sulla confessione, sulla felicità che poi utilizzammo in frammenti all'interno del lavoro. Questo testo è la mia confessione di allora).