martedì 17 ottobre 2023

L'angelo della storia

 




C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta. (W. Benjamin, Angelus novus)




Il collettivo Sotterraneo porta in scena uno spettacolo forte, costruito a "costellazioni", una serie di storie che spaziano dal 10000 a.C. all'oggi che ha come filo conduttore la narrazione di eventi.

Nell'intreccio delle storie si dipana il discorso sulla narrazione, sulla costruzione di senso che i sapiens si danno, le certezze a cui credere che si rivelano (quasi) sempre errate: Benjamin che si suicida sicuro che sarà catturato e non riceverà il visto per gli Stati Uniti; Mishima che vuole che il Giappone ritorni al patriottismo tradizionalista e compie il suicidio rituale del samurai; Mike Hughes che si lancia nel cielo con un razzo fai da te convinto che la Terra sia piatta; Hiroo Onoda, il soldato giapponese convinto nel 1974 che la seconda guerra mondiale non fosse ancora finita; la setta del "Tempio del popolo", convinta a seguire il suo leader fino al suicidio: tutti certi della loro verità e della loro narrazione del mondo, i sapiens non sono usciti da quella caverna dove si raccontavano storie, pronti a seguire il capogruppo, come le balene spiaggiate perché incapaci di deviare dal corso scelto dal capobranco.

Spinti avanti dal vento del progresso, possiamo solo guardare con orrore il cumulo di macerie alle nostre spalle, pronti a trovare una nuova storia per spiegare ciò che vediamo ed andare avanti. Lo spettacolo procede tra storie, musica, azioni sceniche, in un gioco che non vuole l'immedesimazione dello spettatore, ma solo la sua collaborazione a trovare un senso, una sua riflessione sull'oggi, come è da sempre come cifra stilistica del collettivo.

E l'angelo della storia, che appare sulla scena, non è un angelo, ma una sorta di paracadutista tenuto in alto dal vento; e la balena è solo un gonfiabile; e il gatto Tommasino con la sua eredità è una fake news. Domani però saremo pronti per un'altra narrazione, un bias di ancoraggio a cui credere.

Tra le storie raccontate spicca quella di William Burroughs che giocando a fare Guglielmo Tell uccide la moglie. E spicca perché nel finale è la moglie a sparare a Burroughs e, questa volta, colpisce il bicchiere e vive. Ma davvero questa è un'altra storia.

Il dialogo Nutrire lo sguardo a fine spettacolo diventa parte integrante del lavoro: chiarisce punti, dà ulteriore senso a quanto visto, riduce le distanze, rimette il teatro nel suo binario di confronto e di discussione.

Uno spettacolo da vedere e con cui confrontarsi.




Visto domenica 10 settembre 2023 nell'ambito del Città delle 100 scale Festival.

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