mercoledì 13 maggio 2020

Io nella capanna


Non sono ancora entrato nella fase 2. Non ci riesco. I pensieri sono aggrovigliati, girano in tondo, sono preda della sindrome della capanna, resto dentro me stesso, il fuori c'è ma distante. Lo guardo dal balcone dei miei pensieri, spettatore apatico e turbato costretto a fare i conti con passato e futuro. Il presente è il tempo dell'attesa.
Io aspetto, teso all'ascolto, col fiato sospeso. Aspetto in apnea, rallentando il respiro, lo sguardo fisso a terra. Aspetto guardandomi allo specchio, nel male che fa riconoscersi diverso da quello che si credeva, nel ferirsi col vetro che riflette l'immagine logica di te, solo di te.
Nel chiuso della camera posso ritrovare con calma gli oggetti, il libro, la penna, il quaderno; posso ritrovare le foto che mi accompagnano, le parole che mi scrivono, i visi nel pozzo della memoria recisi da prenotazioni e coincidenze, ritrovati in un altro tempo, da un altro io.
Io chi, poi? Quale io? Quello che parla e scrive o quello che lo osserva fare? Quello che ha vissuto quel tempo, quello che ne ha scritto ieri o quello che lo recupera oggi? Di quale io sto parlando? Chi sono io? Sono la somma di tutti quei momenti, di tutti quei passaggi, spesso dolorosi, che hanno fatto da gradino a chi sono oggi, a chi sarò domani.
Ma intanto continuo a rimanere in questa capanna tranquilla e calda, continuo a non andare "fuori fase", continuo ad aspettare qualcosa, qualcuno... Io nella capanna.  

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