lunedì 4 maggio 2020

Diario ai tempi del Coronavirus (2-3 maggio)

02.05.2020

h. 23:52
Prima poi dovremo fare i conti con la paura e con il totale menefreghismo, tra chi dopo una prima fase ha deciso che era tutto un gioco e che comunque i giovani non sarebbero stati colpiti, che i vecchi avevano vissuto abbastanza ed avevano gli anticorpi, che gli allergici no, non sono a rischio, ed ha continuato ad uscire - ancor di più ora -, e chi ha vissuto e vive nella paura del contagio, chiuso in casa e attento a pulire ogni oggetto che sia venuto a contatto con l'esterno.
Me ne rendo ancora conto uscendo a fare la spesa; chi usa la mascherina anche per strada da solo e guarda con circospetta paura ogni persona che si avvicina a tre metri di distanza e chi invece bellamente procede senza protezioni guardandosi intorno con aria spavalda.
Io vivo in bilico tra le due categorie, come molti, credo. Tra la paura e la stanchezza dell'isolamento, tra il timore che, se contagiato, potrei contagiare gli altri, e la necessità di una vicinanza vera. E forse ha ragione Anders quando scrive che il difetto fondamentale dei nostri giorni è «la nostra incapacità di immaginarci tutto ciò che possiamo produrre e tutti i guai che possiamo combinare».
Immaginare: la più grande delle qualità umane è anche la più rischiosa. Sì, forse l'immaginazione deve essere sempre accompagnata dalla gioia e dalla paura di ciò che si può sognare, realizzare.


03.05.2020



15:02
Sono passati due mesi dal 4 marzo, quando con un decreto presidenziale il governo annunciava, tra le misure valide sull'intero territorio nazionale, la sospensione delle attività didattiche in tutte le scuole. Seguivano i decreti dell'8 marzo (con misure differenti nelle diverse Regioni) e quello dell'11 che estendeva le misure restrittive a tutto il territorio nazionale. Il mio diario inizia dall'11 ma la mia quarantena inizia dal 4. Ecco. Sono passati due mesi e oggi abbiamo festeggiato. Mia moglie ha preparato una torta e abbiamo fatto una foto tutti insieme (come non ne facevamo da tempo, nemmeno per il mio compleanno a febbraio e quello di Giulio a marzo l'avevamo fatta...). Abbiamo festeggiato la fine della fase 1 e un nuovo inizio. O forse soltanto la gioia di ritrovarci insieme dopo due mesi di grida, timori, videolezioni, solitudini sotto lo stesso tetto...
Non so se da domani cambierà qualcosa, non credo. Forse cambierà solo la nostra percezione del mondo esterno nel lento avvicinamento ad una quotidianità di incontri senza maschera, nel passaggio tra un prima e un dopo. Nelle tante fasi 2 della nostra vita che abbiamo attraversato, dopo una fase 1 fatta di perdita, dolore, paura, speranza, c'è sempre un momento di attesa, di sospensione del respiro, di nuove possibilità che si aprono o che speriamo. Delle tante fasi 1 che ho attraversato ricordo soprattutto quelle dolorose, quelle legate ad una morte innanzitutto, quelle delle lacrime inconsolabili, della paura del dopo. Ma ci sono state anche quelle fasi incerte dopo l'Università o l'inizio del lavoro, piene di sogni e speranze. Dopo le lacrime, dopo il limbo dell'incertezza, dopo l'accettazione c'è il momento del nuovo inizio, con tutta la voglia, l'incoscienza e la pazzia del nuovo che ci aspetta. Aprirsi a questo nuovo è forse il compito che ci aspetta.




(Testi pubblicati, con modifiche, su Cronache di una pandemia, in Totem magazinehttps://www.totemmagazine.it/)

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