domenica 25 agosto 2024

Presentazioni - Ricigliano




Ricigliano - L'inchiesta Matteotti

Mi occuperò esclusivamente di alcuni aspetti di questo libro, L'inchiesta Matteotti, non di quelli propriamente storici, vista la presenza del prof. Verrastro, ben più titolato di me ad affrontare il discorso storico legato al delitto Matteotti.

Io, più semplicemente, affronterò alcune questioni legate al libro, alcune parole, che mi hanno colpito e che credo siano il punto essenziale, al di là dell’aspetto storico, del volumetto. Oggi per il libro si parlerebbe di storia locale, ma in questo caso è una storia locale legata a filo doppio con la storia nazionale ed europea. Qual è il compito che si assume il prof. Ricigliano, dunque, con questo volumetto? Lo dice bene nell’avvertenza: il compito è quello di raccontare e documentare un momento fondamentale della storia italiana e che riguarda anche il paese natale di Ricigliano, San Fele. Allora: raccontare, innanzitutto, perché entrambe le etimologie di riferimento per questo verbo (quella comune, da COMPUTARE, cioè enumerare narrando, e meglio, per me, COGNITUS, rendere noto) ci dicono che qui c’è la volontà di portare alla luce attraverso la narrazione. Ma insieme c’è anche il bisogno di documentare il racconto, cioè di fornire una prova, un indizio, una testimonianza e, ancor più, un insegnamento (da DOCERE).

L’idea del libro è insomma quella di diffusione della cultura, consapevole il Ricigliano che solo in questo modo ci possa essere crescita civile e democratica. La diffusione di cultura permette di diventare cittadini consapevoli e responsabili, non facilmente manovrabili dal potere di turno. Viviamo in tempi in cui si assiste a due aspetti pericolosi di diffusione di “notizie”, non voglio dire di cultura: da un lato la riscrittura del passato, che vuole portare a porre tutto sullo stesso piano (nazifascismo e resistenza con le stesse colpe e responsabilità nelle stragi, ad esempio), quasi arrivando a giustificare le azioni delle SS oppure facendo un uso strumentale della memoria e della storia; dall’altro lato si agisce con la dimenticanza, che pone le nostre esistenze in un perenne presente in cui il passato e il futuro non esistono più. E pongo l’attenzione anche al futuro, proprio perché la memoria riguarda anche quale futuro ci vogliamo costruire. Memoria, accanto a raccontare e documentare, è il terzo elemento di questo libro. Ricordare significa richiamare nel presente del cuore (re-cordari) qualcosa che non è più qui o non è più adesso, e che però, nel solo tornare nel cuore, rivive come sentimento concreto, esperienza diretta. Un atto che è quindi sia intellettuale che sentimentale, che permette di consultare, interrogare il passato non per fuggirci malati di nostalgia, ma per comprendere ed essere capaci di cura e responsabilità nel presente e nel futuro. Per tenere alta la consapevolezza di chi siamo, da dove veniamo e dove abbiamo la possibilità di spingerci.

I libri ben scritti in genere e questo libro in particolare allora diventano fondamentali. Questo in particolare per il suo ruolo di riflessione critica su un evento, il delitto Matteotti, così importante per il corso delle vicende storiche in Italia.

Per parlarne Ricigliano analizza il ruolo diverso avuto da due magistrati, uno di San Fele, Donato Faggella, esimio giurista, e uno di Rodi Garganico, Del Giudice, che in modi diversi hanno avuto tra le mani il fascicolo del delitto Matteotti ed in modo diverso hanno agito.

Attraverso la ricostruzione storica e documentale (molti documenti sono poi riportati nella Appendice iconografica alla fine del libro), e soprattutto attraverso riflessioni sulla importanza della memoria, come elemento essenziale per capire il presente in cui viviamo, Ricigliano analizza il comportamento dei due giudici, elogiando l’atteggiamento del Del Giudice, fedele alla legge e alla propria coscienza, e stigmatizzando il comportamento del Faggella, che ad un certo punto si mostrerà prono al Regime, anche in virtù di certi favori (come la nomina a Senatore). Tutto questo scritto sine ira et studio, senza alcuna malevolenza o pregiudizio, ma solo con la volontà di portare alla luce i fatti di cui non tutti, probabilmente anche gli stessi concittadini di San Fele, sono a conoscenza.

Permettetemi di leggere solo un passaggio della conclusione a p. 117.

Ultima cosa: punto di merito è anche la scrittura chiara, semplice ma mai semplicistica, che utilizza termini giuridici o non comuni o letterari: qualche esempio? Compulsati, psittacismo, impreteribili, crimenlese, irremeabile, indettare, prosopografico, perduellione; ma anche modi di dire per rendere più vivo il racconto come tra il lusco e il brusco; di straforo; o ancora espressioni dal latino come ex abrupto, frangar non flectar, promoveatur ut amoveatur.

Insomma, un bel libro che, soprattutto nell'importanza attribuita alla memoria per il nostro presente offre un contributo di riflessione non di poco conto.   



 




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