La storia inizia con un uomo. Un uomo che siede su una panchina. E mentre siede guarda intorno a sé e pensa. Pensa a com'era Montereale: le siepi squadrate, il verde curato, i fiori, la fontana, il laghetto, la pulizia, il trenino, il venditore col carretto, i bambini che giocavano... Ricorda le domeniche mattina e anche qualche filone a scuola, ricorda il proprio passato e vede un presente fatto di incuria e inciviltà. Vede le cose che ha amato abbandonate a se stesse, i cestini ricolmi di immondizia non svuotati, le carte buttate per terra, bottiglie, bicchieri, mozziconi di sigarette, cacche di cane.
C'è suo figlio che gioca con altri ragazzi, come lui tanti anni fa, ma il parco è diverso, non solo più...brutto, ma anche più pericoloso. La fontana bassa, al centro del parco, ha funzionato il tempo di un respiro. Ora l'acqua putrida ristagna e ci galleggia di tutto. Nel mezzo dei ferri appuntiti. Qualcuno potrebbe farsi male, qualcuno rischia davvero di farsi male, un bambino che salta dentro per giocare o per recuperare un pallone.
Ed allora inizia a parlare ad alta voce, il suo sogno, la sua follia coinvolge altri lì intorno, sia chi quei luoghi li abita ancora ed è cresciuto qui ed ha visto Montereale cambiare, ma anche chi qui non ci abita ma ne vede il degrado o chi non conosce nemmeno la città, chi si è trasferito da altri luoghi, da altri degradi.
La follia, il sogno si sa sono contagiosi. Si sa che c'è sempre bisogno di un sogno folle per far cambiare abitudini radicate.
La follia è quella di abbandonare i propri riti domenicali, le passeggiate, il riposo, e dedicare questo tempo al parco. La follia è ritagliarsi un'azione gratuita, non contabilizzata, da regalare alla città. La follia è strappare dalla bocca del leone del tempo numero, quantificato in ore, occupato dal lavoro, un tempo diverso in cui non conti il correre, l'affrettarsi che l'onestà dismaga, ma il ritmo lento del nostro respiro, la parola non prostituita, il sorriso amicale del compagno che lavora al tuo fianco, il silenzio degli alberi e l'odore dei fiori.
È un riappropriarsi di se stessi, del proprio tempo e della città, quella follia, è aprire finestre, mondi, cieli nel pensiero ristretto del nostro egoismo, del “non mi compete”.
Ecco: il sogno nel 2012 si concretizza. Quelle donne, quegli uomini creano un'associazione e si mettono, ogni domenica mattina, che ci sia il sole o la pioggia, che si sia da soli o in gruppo, a raccogliere l'immondizia, tagliare rovi, piantare fiori... Si mettono ad immaginare un luogo diverso in cui ci si relazioni con le altre associazioni, con la città, in cui il luogo diventi accoglienza, suoni, racconti, vita.
È così che nasce questa aiuola, a sostituire una fontana diventata pericolosa ed insalubre. È così che nasce anche questa giornata. È così che nascono le domeniche PAZ, fatte di zappa, cesoie, cestini, guanti ma anche parole e sorrisi. Ed è proprio per questo che ci siamo autodefiniti PAZ (Potentini Armati di Zappa, ma anche Poetici Alienati Zappatori, o qualunque altra cosa vi venga in mente con queste iniziali). Dovevamo essere Cittadini Armati di Zappa, ma l'acronimo suonava un po' male...
Ecco, questo è un racconto PAZ. Altri li lasciamo la domenica sera, dopo la giornata trascorsa ad occuparci del parco, sulla pagina facebook, sul sito...
Ma soprattutto i nostri commenti, le nostre idee sono quelli della domenica mattina, qui, ad occuparci del parco, tra il tagliare rovi e polloni, rasare l'erba, spazzare, raccogliere carte e sigarette, qui, in questi momenti nasce l'idea che abbiamo di città, di comunità. Con quei pochi mezzi e con la nostra follia che ci accompagna.
Questa giornata nasce innanzitutto come rapporto tra amici, condivisione tra le persone di una stessa idea di luogo non solo da attraversare, ma da vivere. Quindi amicizia, innanzitutto, di persone che si sono trovate riunite intorno ad un'idea. E poi amore, amore per un luogo, per quello che è un simbolo della nostra città. Non ho usato casualmente queste due parole. Amore ed amicizia sono quelle che hanno guidato noi ad organizzare questa giornata e, mi piace pensare, voi ad essere qui oggi. Grazie.

Nessun commento:
Posta un commento