venerdì 8 agosto 2025

Note minimali per viaggiatori a piedi 3 - paesi lucani

 



Non è una mappa. Ancora una volta sono note minimali che ripercorrono alcuni dei paesi girati in questi anni di cui resta una foto, un viso, una emozione. D'altra parte spesso i luoghi ci colpiscono per un particolare inusuale, oppure non ci comunicano alcuna emozione. Oppure li ricordiamo per una sensazione di apertura, di vento che asciugava gli occhi e i pensieri, di pace, ma, tornandoci, non ritroviamo nulla, solo più pale eoliche, una desolazione più forte, strade vuote e qualche cane.

A Marsico Nuovo ci siamo arrivati di sera, senza neanche averlo preventivato, dopo aver accompagnato mio figlio a un compleanno. La strada ci ha portato lì, a percorrere strade deserte fino alla piazza Georges Brassens. Del paese non ricordo altro, solo la strada per arrivarci, il silenzio, la luna.

Il sole caldo e le case bianche. Intorno i calanchi, paesaggio tipico della Lucania. Pisticci ci ha offerto il silenzio della controra, una lunga passeggiata fino alla Chiesa madre, chiusa. La costa offre panorami intensi al mattino e la foce del fiume Cavone.

I paesi della costa ionica si susseguono: Nova Siri, Policoro, Pisticci, Scanzano, Metaponto. Più dei lidi mi attirano i paesaggi abbandonati, gli spazi aperti e desolati.

A Vaglio si arriva in un attimo e si sale, ma senza arrivare ad uno spazio aperto che apre lo sguardo. Più bello è il nuovo percorso escursionistico che da piazza dei martiri arriva a Serra di Vaglio attraverso tratturi. Serra di Vaglio offre una pausa nel percorso, un proiettarsi in un tempo antico. La prosecuzione del percorso è brutta, molti tratti su asfalto, pochi spunti allo sguardo prima di tornare a Vaglio.

A Cancellara si sale attraverso vicoli stretti per arrivare in chiesa. Ricordo un funerale con tanta gente e, nel chiostro, la presentazione di un libro sul dialetto.

Bernalda è grande, ma se la attraversi tutta ti trovi in vicoli stretti, case antiche. La chiesa di Bernalda è in uno spazio aperto, c'è bisogno di respiro.

Viggiano è cambiata in questi anni, ma la scuola è come 30 anni fa, solo che adesso si vede il centro oli. Più macchine in giro, il segno di una ricchezza che non ha toccato tutti e che ha tolto molto al paesaggio.

Gli anni di insegnamento mi hanno portato anche in altri paesi, legati soprattutto agli alunni: Grumento, Montemurro, Moliterno; Rionero, San Fele, Atella. I ricordi dei luoghi sono confusi, ricordo le persone, però, i nomi, e soprattutto i visi. 

Tra Pietrapertosa e Castelmezzano c'è un percorso da fare a piedi. Non mi attira il volo dell'angelo, mi attira camminare lungo il rio Caperrino per attraversare lo spazio tra i paesi posti uno di fronte all'altro a sfidarsi, a specchiarsi.

A Sasso di Castalda siamo andati in Agosto, per il compleanno di Delia. Era una delle prime volte senza figli, che non ci seguivano più. Abbiamo percorso il Ponte tibetano detto "Ponte alla luna". E' stato bello guardare dall'alto e sentire il soffio del vento.

Ad Anzi c'è un osservatorio per guardare le stelle. Non arriva la luce a nascondere il cielo, anche il paese ha luci fioche che lo rendono quasi un presepe. In alto il cielo e le stelle, in basso la fuga dei tetti. Come Guardia Perticara, che ha un angolo, in cima, che domina tutto intorno e da dove si vedono le tegole dei tetti degradare verso il fondo.

Di Calvello ho il ricordo di un rudere, un palazzone che si erge a dominare e si raggiunge percorrendo stradine strette. Era chiuso, però.

Melfi ha il suo castello che domina la valle. Ci ho vissuto a fianco per quattro anni: era un buon amico nelle sere invernali.

Di Montescaglioso ricordo le case bianche nel caldo di un pomeriggio estivo.

Albano è arroccato sulle colline. Si sale lungo i suoi vicoli stretti alla ricerca dell'aria, di un belvedere che apra lo sguardo. Ma lo sguardo è lì: sui muri delle case, sulla pietra, sui visi della gente.

Grottole si vede dalla strada e si riconosce per quell'arco sul nulla, l'arco della chiesa diruta che si affaccia sul vuoto. Sembra dire quanto fragile sia la costruzione umana e su quanti difetti si fondi la bellezza. Come Laurenzana, che ha la bellezza dei paesi sospesi, quelli spinti verso l'alto e che terminano con un castello su uno sperone di roccia. In alto il cielo, in basso la fuga veloce dei tetti e la valle aperta.

Oppido lucano è il paese di mia moglie e della sua famiglia. Mi rimane negli occhi il cimitero e l'odore della salsa, preparata e cotta coi miei suoceri.



Note minimali per viaggiatori a piedi 2 - costa ionica lucana

 



Terzo Cavone

Con Delia la domenica in estate cerchiamo di ritagliarci delle ore lontane da pensieri. Un posto a lei caro della sua giovinezza è Terzo Cavone, dove, attraversata una pineta, si giunge su una spiaggia quasi deserta. Da lì, poi, passeggiamo lungo la riva del mare in una direzione o nell'altra. E' così che è nata l'idea di farci tutta la costa ionica lucana a piedi a tappe, avendo come scopo quello di raggiungere le cinque foci dei fiumi lucani: Bradano, Cavone, Basento, Agri e Sinni.. 

Solo quest'anno (il terzo) abbiamo concluso il percorso. La tratta non è lunga, ma sono i nostri tempi che lo sono, ed in fondo percorrere questi tratti è prendersi il tempo del respiro, senza la corsa quotidiana, allargando lo sguardo sul paesaggio, senza la fretta che attanaglia i giorni di scuola.

1. Dal lido di Metaponto al Bradano (9 settembre 2023)

Direzione Puglia. Sabbia. Si attraversano lidi con musica. Dal Bradano si passa in Puglia.


2. Dal lido di Metaponto al Basento (17 settembre 2023)

Il paesaggio non cambia. Si attraversano lidi fino ad arrivare al Porto degli Argonauti (girato tutto intorno a piedi il giorno seguente).


3. Da Porto degli Argonauti a Marina di Pisticci e alla foce del Cavone

Al Cavone eravamo già stati nell'agosto del 2022 per un concerto all'alba, forse la più bella tra le foci. Non cambia il paesaggio che diventa però alternato, un po' rude e abbandonato, seguito da lidi.


4. Da Terzo Cavone al Cavone e a Scanzano

Da circa quattro anni Terzo Cavone è il luogo dove ci rifugiamo le domeniche mattina da luglio fino ad ottobre. Rapide fughe in una spiaggia solitaria e bellissima. Da lì è facile raggiungere la foce del Cavone da un lato e Scanzano Jonico dall'altro. L'abbiamo fatto talmente tante volte che ne ho perso il conto.


5. Da Scanzano Jonico alla foce dell'Agri e al Porto turistico Marinagri

Una lunga camminata nel luglio 2024 per arrivare e superare la foce dell'Agri. La costa è erosa dall'acqua. Facciamo anche un giro a Marinagri spingendoci poi verso Policoro. La sabbia lascia il posto alle pietre.


6. Da Policoro alla foce del Sinni

Ultimi percorsi fatti quest'anno a luglio. Policoro è ventoso ed è tutto pietre, Difficile camminare a piedi nudi. Dopo un po' finiscono i lidi e rimane un paesaggio brullo ma affascinante, fino alla foce del Sinni. 



7. Da Nova Siri al Sinni e in Calabria

L'ultimo tratto lo facciamo da Nova Siri prima in direzione del confine con la Calabria, e poi torniamo indietro, lungo la spiaggia selvaggia verso Policoro (si chiama proprio così)
fino a raggiungere di nuovo il Sinni.




venerdì 28 febbraio 2025

In tenda - appunti

 


 



Non ho esperienze di notti in tenda se non due a distanza di 25 anni l'una dall'altra. A chi mi raccontava di campeggi, cibo cotto sul fuoco, montaggio di tende, notti a guardare le stelle, escursioni in canoa, rispondevo con i miei pomeriggi in bici, la mia casa al mare, le nottate in spiaggia. Il tempo però rendeva distanti quei giorni a osservare i disegni nel cielo, soprattutto le notti sotto le stelle, cancellate dalle luci intorno che illuminavano a giorno la spiaggia.

La prima volta fu nell'agosto 1997 con Giulio, l'amico dell'Orientale e del teatro, del CUT, dell'Assedio di Numanzia e dei pomeriggi al bar a "steccare" un caffè o una sigaretta. Partimmo in macchina destinazione Puglia. Venivo da un anno strano, il mio primo anno di supplenza annuale al classico di Viggiano, un anno di incontri, teatro, lezioni, errori e sbandate personali. Mi sentivo vivo. Giulio era il compagno con cui parlare di noi, dei sogni passati e del presente, tra battute e serietà, alla ricerca di quel noi che avevamo condiviso. Ricordi Giulio? Andammo al matrimonio di Paolo e Manuela (i colleghi conosciuti a Viggiano), mangiammo scatolette riscaldate sul fornello, visitammo Lecce e Otranto, parlammo di donne e politica, scuola e teatro, scambiandoci sogni sotto le stelle, l'attesa. Dopo quel viaggio (delle notti in tenda ricordo l'umido) ne abbiamo immaginati altri insieme, sempre rimandati a tempi migliori che non arrivano mai, ognuno perso nei suoi dolori, nella sua vita uguale e diversa. Ma lo faremo quel cammino insieme, un giorno, lo so.  

Sono passati 25 anni da quella prima volta in tenda. Siamo nell'agosto 2022. C'è un concerto all'alba di Rocco Mentissi alla foce del Cavone, a San Basilio. E d'improvviso con Delia decidiamo di andare, dormendo in tenda (una canadese di due posti, antica) e poi tornare a casa il giorno dopo. Strano farlo a 55 anni, montare la tenda, lavarsi nei bagni comuni, stare vicino al mare dove si raccoglie la gente per ascoltare il concerto. La notte non abbiamo dormito niente, ogni sassolino lo sentivamo nella schiena, ogni rumore era amplificato. Ma ne valeva la pena, per quel sole che sorge dal mare, per la musica del piano che si diffonde, per questo stare insieme così, vicini, compresi, uniti, come non sempre ci capita. E poi è bello tornare alla tenda, e passare quel che resta del giorno sulla spiaggia, sonnecchiando mentre il sole sale e riscalda, prima del rientro.

Non ho esperienze in tenda, se non queste due, momenti rubati al mio tempo passato, remoto e prossimo. Ma voi siete ancora con me, nella distanza, al telefono, nella vicinanza, qui nella casa. A parlare di noi, dei nostri sogni, delle nostre paure. Come nella tenda.