lunedì 7 dicembre 2015

C'è qualcuno che bussa



1) 
Mi sembra di comprendere, ora,
quel grumo di sabbia
che danza davanti agli occhi.

Le macerie accumulate, lo strapiombo
a picco sul mare, burroni,
crepe invisibili. Il vuoto.

Vuoto di parole - troppe
già dette e più niente
che resta - se non un ricordo.


2)
È questo il tuo tempo,
quello che incontri
tra il non più e il non ancora,
nel silenzio dei colori,
quando anche il tuo paese
appare bello alla distanza
dello sguardo che lo vede
per la centesima volta 
(l'infanzia, il dolore di carezze
non avute, il vuoto di desideri
irrealizzati), quando l'ostacolo
delle parole non tocca più
i pensieri, tutto è stato già fatto,
e non c'è (ancora) il rischio,
l'errore di essere fraintesi.

In questo tempo sospeso
giungo anch'io
                            per incontrarti.


3)
Ballavi in cima al baratro, fanciulla
ballavi tra gli alberi scomposta
e la pioggia confondeva sul viso
i colori, le lacrime.

(Salvare i tuoi resti dal tempo,
strappare dalla bocca del leone
un sorriso, uno sguardo o un bacio).

Oppure i tuoi capelli perduti
sull'orlo del pianto, l'incanto
del tuo camminare in equilibrio
sul ponte, e di nuovo specchi infranti...

(Cosa resta del giorno se non
le parole, l'abbraccio negato
sul far della sera, la chimera
del vivere ancora, soltanto).

Ma tu non ci sei, non qui tra l'urlìo
della città diversa, dimentichi 
di noi, se non appari più improvvisa
nei volti, nei gesti di chi passa,
e non c'è traccia da seguire,
non ci sei nella torma di pensieri,
crollata, infine, leggera nel vento...


4)
L'odore è quello di erba nuova,
noi chiusi dentro, il sole negli occhi,
oscuriamo porte e finestre, restano
i corpi, volano parole.
Il cuore pulsante di Orfeo
batte il tempo del nostro umore,
si apre il sorriso ad ospitare 
mondi (il mare lontano è qui),
creiamo brecce nel nostro scontento.
C'è chi va, chi torna, chi scompare,
travestiti di niente, solo ombra divina,
la ricerca di sé tra sedie e palline,
il sorriso, il pianto, la fine.
Noi restiamo. Poi qualcuno che va via.


5)
Piove. E questa pioggia che cade
è come le tue dita sul viso.

L'incontro è la parola sulla pelle,
il taglio, come quel bacio mancato,
ma lì, dove s'incontrano le nostre bocche,
nel verbo che resta nell'aria amara,
ostinati all'intreccio di cuori,
anche quando tutto affonda.

Giulio ricordi? Il concerto
poi pozzanghere ed acqua nera,
la libertà per me nell'aria di Napoli.

Ma è qui, nell'aria scura del giorno
mancante di te che ritrovo un sapore
salato, con la pioggia che cade,
ed io grigio nel grigio, sfatto,
una cosa perduta, per sempre, per sempre...


6)
C'è qualcuno che bussa,
piano, alla finestra, non tu.
Scomparso tra la pioggia,
veloce, ma non era quel che volevo
dire. Piuttosto l'odore di marcio,
bottiglie sparse sull'erba,
i resti del nostro scontento.
È accidia, invidia, è sorte...
                                                  morte?
Nemmeno quello però mi salva
lo sguardo tra la nebbia, l'albero cavo,
le mani tra la terra, le forbici,
il rastrello. Non basta il quotidiano
raschiare, bruciata la passione
resta cenere da raccogliere.

Ricostruire ancora, ma dove?
Affondo nella sabbia, il tuo profilo...


7)
Prigioniero. Fermato sui fogli
ritrovo quell'attimo, lo sfogo,
le lacrime, il sorriso... E poi
sparito insieme al viso.
il mio, il tuo, le corse sulla neve,
la prima per me, lo schiaffo
in faccia e la paura, le corse
per la città sonnolenta, il ponte
all'alba... Ma tutto si confonde,
tu e lei, come riflessi sul vetro,
e non so più chi resta ancora
nella memoria sfatta e chi scompare.


(2013-2015)

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