La prima volta fu nell'agosto 1997 con Giulio, l'amico dell'Orientale e del teatro, del CUT, dell'Assedio di Numanzia e dei pomeriggi al bar a "steccare" un caffè o una sigaretta. Partimmo in macchina destinazione Puglia. Venivo da un anno strano, il mio primo anno di supplenza annuale al classico di Viggiano, un anno di incontri, teatro, lezioni, errori e sbandate personali. Mi sentivo vivo. Giulio era il compagno con cui parlare di noi, dei sogni passati e del presente, tra battute e serietà, alla ricerca di quel noi che avevamo condiviso. Ricordi Giulio? Andammo al matrimonio di Paolo e Manuela (i colleghi conosciuti a Viggiano), mangiammo scatolette riscaldate sul fornello, visitammo Lecce e Otranto, parlammo di donne e politica, scuola e teatro, scambiandoci sogni sotto le stelle, l'attesa. Dopo quel viaggio (delle notti in tenda ricordo l'umido) ne abbiamo immaginati altri insieme, sempre rimandati a tempi migliori che non arrivano mai, ognuno perso nei suoi dolori, nella sua vita uguale e diversa. Ma lo faremo quel cammino insieme, un giorno, lo so.
Sono passati 25 anni da quella prima volta in tenda. Siamo nell'agosto 2022. C'è un concerto all'alba di Rocco Mentissi alla foce del Cavone, a San Basilio. E d'improvviso con Delia decidiamo di andare, dormendo in tenda (una canadese di due posti, antica) e poi tornare a casa il giorno dopo. Strano farlo a 55 anni, montare la tenda, lavarsi nei bagni comuni, stare vicino al mare dove si raccoglie la gente per ascoltare il concerto. La notte non abbiamo dormito niente, ogni sassolino lo sentivamo nella schiena, ogni rumore era amplificato. Ma ne valeva la pena, per quel sole che sorge dal mare, per la musica del piano che si diffonde, per questo stare insieme così, vicini, compresi, uniti, come non sempre ci capita. E poi è bello tornare alla tenda, e passare quel che resta del giorno sulla spiaggia, sonnecchiando mentre il sole sale e riscalda, prima del rientro.
Non ho esperienze in tenda, se non queste due, momenti rubati al mio tempo passato, remoto e prossimo. Ma voi siete ancora con me, nella distanza, al telefono, nella vicinanza, qui nella casa. A parlare di noi, dei nostri sogni, delle nostre paure. Come nella tenda.

